LO SGUARDO DELL'ARTE SULLA PERIFERIA
Quando “tutto ormai era stato detto”, Rotella trova un nuovo modo per esprimersi attraverso il décollage lasciandosi ispirare dai manifesti strappati che vedeva passeggiando per Roma. Strappare le convenzioni per trovare risposta agli interrogativi del tempo, un gesto semplice quello dello strappo ma dalla forte potenza espressiva. Le stratificazioni, i colori tutto assume un significato diverso, togliendo i manifesti dal loro contesto naturale, questi diventano manifesto di una nuova innovazione artistica, donando dignità artistica ad un oggetto comune considerato di scarso valore.
Quello che mi ha colpito dell’opera è come Rotella abbia trovato nuove strategie dando valore, riusando, a ciò che di solito non viene considerato.
L'evento “Legarsi alla montagna” nasce dalla volontà di rilanciare Ulassai dal punto di vista culturale. Per capire come agire Maria Lai chiese ai cittadini cosa li colpisse di più del luogo in cui abitano.
A questa domanda, essendo Ulassai terra di frane, in molti risposero raccontando l'antica leggenda del paese, Sa Rutta de is'antigus, cioè La grotta degli antichi. Reinterpretando la leggenda l’artista, coinvolgendo i cittadini di tutte le età, legò tutte le porte, le vie e le case con circa 27 km di nastri di stoffa celeste, stringendo un nodo dove c'era un legame di amicizia e lasciando il nastro liscio dove invece erano presenti asti. Questa semplice azione è metafora della possibilità per i cittadini di ritrovare un senso comunitario radicato nella memoria del luogo in cui abitano superando vecchi rancori e annodando il nastro.
“Ulassai è il mondo, perché Ulassai è chiuso, non sapeva aprirsi al mondo è pieno di rancori di ansie, problemi materiali che non sa risolvere, è pieno di minacce, di frane”
Queste sono le parole dette da Maria Lai in un’intervista, rispondendo al perché aveva scelto Ulassai come luogo per questo suo intervento.
È interessante vedere come questo atto artistico riesca a coinvolgere tutti, superando quei rancori, quelle minacce. È interessante vedere come la forza della cultura riesca a far breccia anche nei luoghi più chiusi. In un mondo ideale sarebbe interessante estendere questo intervento.
Jon Rafman realizza le sue opere con un software open source di immagini generative, facendo comunicare l’arte e la rappresentazione della realtà con il mondo del web. L’artista rappresenta immagini della vita quotidiana, lo scambio di un bacio, dei bambini con le scintille, ma il tutto è disturbato dalla rappresentazione attraverso il computer. Vedere queste immagini, così familiari ma allo stesso tempo mutate ed estranee riesce a stimolare delle sensazioni profonde che mi hanno profondamente colpita.
Ho trovato molto bella anche la scelta dell’allestimento di queste opere. Sul soffitto è stata posizionata un’opera che rappresenta delle persone tra le nuvole e si intravede la presenza di un computer. Questo posizionamento sul soffitto mi ha ricordato la Camera degli sposi a Mantova, creando quindi una sorta di parallelismo tra nuovo e antico.
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